Inizio col ringraziare i nostri sacerdoti, da parte di tutto il coro, per questa iniziativa che è stata accolta con sorpresa ed entusiasmo perché, in un momento in cui siamo lontani fisicamente, sentirsi chiamati responsabilmente a un atto reale di ascolto, di colloquio, sapere cioè che ognuno poteva scrivere delle righe raccontando di sé è stato un modo per sentire ancora di più questa vicinanza tra noi e con voi, sentire ancor di più questa vostra preghiera che è reale, concreta, fisica, tanto che non ho dovuto neanche sollecitare l’arrivo delle testimonianze perché sono arrivate ancor prima della scadenza data loro per poi poterle assemblare e preparare per oggi. Sono arrivati tanti messaggi che in questa sede leggerò in modo abbreviato per poi darli per intero come testi da pubblicare sul sito. Dai messaggi si evince certamente un filo conduttore, esperienze simili e sentimenti comuni ma al contempo anche posizioni diverse di vivere la solitudine e le paure, e lì dove qualcuno sente la mancanza di qualcosa arriva qualcun’altro che ha fatto esperienza differente e va come a colmare il vuoto sentito dal compagno, bilanciandosi a vicenda tra mancanze e pienezze.
Enza Vigorini
Questo momento drammatico ed inaspettato di quarantena, che sto vivendo a causa della pandemia in corso, si sta rivelando molto intenso dal punto di vista professionale tanto da assorbire la maggior parte del mio tempo e delle mie energie che impiego non solo per seguire didatticamente gli alunni ma anche per supportarli psicologicamente. Non avrei mai immaginato che il lavoro a distanza si sarebbe triplicato rispetto a quello svolto con la didattica in presenza.
Questa quarantena è anche un’occasione privilegiata di riflessione sui doni che abbiamo ricevuto e sulle opportunità preziose che la vita ci offre, doni e opportunità che consideriamo scontati e che sto apprezzando solo adesso che mi rendo conto di non averli più a portata di mano. Tutto ciò che riguarda le relazioni, gli affetti, la vita sociale, che è l’essenza dell’essere umano, ciò che fa pulsare il cuore e di cui ogni giorno ci alimentiamo, in questo momento sembrano essere chiusi a chiave in un cassetto, vorresti prenderli ma non hai la chiave. Essere privati di qualcosa è una sensazione che non avevo mai provato e che mi fa riflettere su quanto sia prezioso avere la libertà, l’affetto degli altri vicino a te e la salute! Per fortuna non provo sentimenti come la noia, la disperazione o la depressione ma sicuramente insofferenza e desiderio di riprendermi quegli spazi che mi appartengono e di ritornare a vivere con gli altri, in una dimensione sociale. Non c’è in me paura adesso o per i mesi che verranno per come li vivremo ma preoccupazione perché questa esperienza certamente lascerà un segno indelebile dentro di noi, quindi mi chiedo ma cambierà qualcosa d’ora in poi? Saremo diversi, ci allontaneremo gli uni dagli altri, ci chiuderemo in noi stessi o ritorneremo ad essere quelli che siamo sempre stati? Mi piace pensare al fatto che non sono mancati e non mancano, in questo triste momento, bellissimi gesti e momenti di grande solidarietà, prova del fatto che c’è tanta povertà, debolezza ed egoismo attorno a noi ma c’è anche tanta bellezza e tanto amore nel cuore degli uomini di ogni tempo.
Rita Fiore
La quarantena è stata per me un periodo di grandi riflessioni. Essere da soli con se stessi fa riscoprire lati di ognuno di noi che non si conoscono e fanno riemergere grandi paure ma anche il valore vero della vita.
Soprattutto in questo periodo di distacco sociale, di cambiamento radicale dalle proprie abitudini in cui si fanno davvero i conti con la caducità della vita, con la fragilità dell’uomo, la comunità è stata ed è uno dei pochi punti fermi, come ad esempio lo è stato il coro, questa grande famiglia che nei momenti di difficoltà si sostiene più che mai, attraverso un canto che amiamo particolarmente, una preghiera o un semplice messaggio.
Sono stati tanti i messaggi di speranza, di sostegno, i canti che ci siamo invitati, che abbiamo solo potuto ascoltare e non cantare insieme. Li abbiamo però cantati con il cuore. Mai come ora credo che la musica faccia bene al cuore e all’anima e ci rende più uniti.
Il messaggio che voglio far arrivare, è che in tutte le sue forme, partendo dal coro a tutti gli altri gruppi parrocchiali, ognuno con i suoi doni e le sue particolarità che ci distinguono, siamo davvero una gran bella comunità, che mai come in questo momento sento vicina.
Mariella Mormino
Viviamo un tempo di grazia straordinaria concessoci da Dio, un segno particolare voluto dal Cielo, un’opportunità offertaci per il risveglio della nostra coscienza, addormentata e confusa dalla frenesia del fare e del pensare unicamente secondo le logiche del mondo: del faccio dunque sono.
Alla riscoperta del desiderio di quel Gesù autentico, che prima avevamo giornalmente vicino e facilmente
raggiungibile in ogni chiesa, perché chiuso da volontario e Divino prigioniero nel Santo Tabernacolo a disposizione di chiunque dei suoi figli che fosse disposto ad incontrarLo, presente e vivo in ogni Eucarestia celebrata nella S.Messa dal Suo sacerdote sull’altare, ma che poi improvvisamente, per i ben noti motivi di sicurezza per la salute pubblica, ci è stato impedito di ricevere realmente e tolto alla nostra vista, se non a livello virtuale e spirituale, lasciandoci sconvolti e sgomenti. Come Maria al sepolcro che piangendo angosciata chiedeva “Signore dove sei ? Dove Ti hanno posto?”, anche noi ora Ti cerchiamo, ” Signore dove sei?“ lasciaTi realmente incontrare da noi! Non ci offri più il Tuo Corpo ed il Tuo Sangue, manca il vino della letizia ed il pane della vera gioia sulla tua Mensa, manca la vera intima unione con Te e con i fratelli nello sponsale convito, allietato dai canti che noi coristi eleviamo insieme in armonia, ed in fraterna esultanza a Gloria Tua, a Te che sei l’Amore in mezzo a noi, nella cristiana comunità parrocchiale”. Siamo come sospesi, nella trepida attesa dello Sposo che deve venire, con in mano la lampada accesa della nostra fede, nel buio fitto di questa notte, resa più oscura dal dolore e dal lutto per le vittime di questo virus, nel silenzio spettrale di città un tempo rumorose e caotiche, ma nel cuore risuona una voce implorante, che si fa grido, come quei nostalgici discepoli che avendo visto l’ascensione del Signore al Cielo, ne attendono ardentemente il ritorno : “ Vieni a noi Signore Gesù il mondo ha bisogno di Te! Non abbandonarci in questa dura lotta contro le potenze delle tenebre! Maranathà!!
Danilo Distefano
“Tutto concorre al bene per coloro che amano Dio”, dice San Paolo alla lettera ai Romani. Questa frase me la sono curiosamente ritrovata più volte dentro queste mie giornate di preghiera, di lettura, di riflessione, di ascolto ma probabilmente non mi ero mai soffermato su quanta potenza ci sia dentro queste parole. Facile trarre le conclusioni a cui Dio mi chiama utilizzando questa logica. E’ un po’ come quando nel Vangelo ci viene detto di amare i nostri nemici perché è su questo terreno che verrà misurato il nostro impegno, la nostra capacità di amare per davvero e che rende noi cristiani diversi: pregare per loro è ciò a cui il Signore mi chiama, saranno loro quegli strumenti dai quali emergeranno in me quei sentimenti di perdono e di pace altrimenti in me non spontanei.
Allo stesso modo devo saper leggere gli avvenimenti di questo periodo come un’opportunità che il Signore mi dà al fine di ottenere una ulteriore crescita spirituale anche se al momento non è semplice scorgerla. E’ qui che si misurerà la mia fede, è anche da qui che dovrò far scaturire quella serenità che non significa sedermi ed aspettare passivamente che tutto passi, ma che devo continuare a dare il massimo del mio impegno nei luoghi e spazi dove sono da Lui chiamato. Unico compito fidarmi, perché : “Tutto concorre al bene per coloro che amano Dio”.
Francesco Lo Iacono
Sono Francesco, sposato da 39 anni, ho due meravigliosi figli che lavorano a Bologna e una dolce moglie. Faccio parte di questo meraviglioso coro nel quale i miei fratelli mi hanno accolto con tanto amore. Niente viene per caso ma tutto è progetto di Dio. Questo male del secolo, il corona virus, ci ha cambiato totalmente la nostra vita e mi ha creato tante ansie, per i miei due figli a Bologna, per i tanti fratelli morti, per le persone anziane abbandonate… Ma la cosa positiva secondo il mio parere è che tutta la gente di questo mondo, qualunque sia la nazionalità o la religione, ha finalmente scoperto la bellezza di parlare insieme, pregare, confidare in Dio padre, aiutare il prossimo. Con tanta fiducia dico che il male verrà sconfitto dall’ Amore. Dio vuole questo, perche sé non c’è Amore verso Dio e i propri Fratelli il male non verrà sconfitto. Pace e bene! Presto tutto ricomincerà con un soave testo cantato da noi coristi per nostro Dio e la Chiesa.
Gianni Vaccarino
Dopo i primi giorni di reale paura x il coronavirus, che ci ha costretto a stare a casa, devo dire che l’angoscia più grande è stato capire che i miei figli, come altri, sono coinvolti in un tipo di lavoro che le restrizioni hanno bloccato e quindi niente lavoro ed entrate ancora chissà per quanti mesi. Mi è mancato anche il coro che come preghiera mi aiutava molto. Speriamo che dalla prossima settimana si possa tornare in chiesa con le dovute precauzioni, mi mancate tutti.
M. Francesca Letizia
Sono stata colta alla sprovvista dalla richiesta di raccontare come stiamo vivendo quest’ esperienza, ma, anche se a malincuore, lo farò. Premetto che non è cosa facile dal momento che per lunghi giorni ascoltando in lungo ed in largo le notizie, ho cercato di non pensare soffocando ogni possibile pensiero nefasto che affiora nella mente malgrado tutto l’ottimismo e la fede in Dio, ma è inevitabile. Inizialmente, come buona parte di noi, tranne certo le fasce più deboli psicologicamente parlando, la notizia di un’ epidemia ti scuote ma riesci a controllare le emozioni pensando al fatto che, se usi tutte le precauzioni con i dispositivi di sicurezza e le dovute distanze, puoi rimanerne indenne, e quindi si, ti dispiace apprendere che tanti altri sono nella sofferenza, preghi ma sopravvivi lo stesso. Col passare dei giorni le cose cambiano perchè apprendi sempre più notizie e aumenta sempre più la coscienza della gravità della situazione. Non si può non rimanerne profondamente scossi senza che vi siano delle conseguenze psicologiche più o meno gravi, che si ripercuotono anche sul fisico. Abbiamo appreso dai vari social, quanti, fra scienziati e profeti di sventura, in perfetta coerenza con la letteratura apocalittica sono stati capaci di prevedere quanto doveva accadere. Ma poiché nessuno di loro è un profeta di Dio, la cosa mi fa pensare ad altro. Si dice che il virus sta colpendo il 2% della popolazione, ma il 2% di mortalità smetterà di essere confortante dal momento che molti esperti credono che non si riesce a fermare la diffusione del coronavirus, anche per le mutazioni che subisce e che difficilmente possono essere inseguite e controllate. Quindi una piccola percentuale di un numero molto grande è un numero molto grande! Piccole percentuali di numeri grandi si traducono in una pandemia che falcia costantemente la popolazione mondiale. Abbiamo avuto sars, ebola, influenza suina ed altro ancora che non ricordo. Tutte questi virus, frutti di esperimenti in laboratorio, hanno ucciso milioni di persone, per non parlare della spagnola dei tempi della guerra. Non si sa, o per lo meno noi comuni mortali, non sappiamo dove si arriverà, possiamo solo immaginarlo. Mentre scrivo avverto tanta sofferenza interiore, penso che vivendo in un mondo altamente globalizzato ne stiamo vedendo i risvolti e pagando a caro prezzo. La psiche viene bombardata, la conseguenza è l’indebolimento e l’indebolimento porta inevitabilmente ad un maggiore controllo da parte delle superpotenze mondiali che tentano di schiacciarci sotto il loro giogo facendoci perdere la nostra libertà e autonomia, che sono i valori più sacrosanti che Dio ci ha dato. Come si può vivere bene in un panorama del genere dove satana regna indisturbato attuando il suo piano diabolico per distruggere l’uomo e la creazione? Si serve di tutti e di tutto per arrivare al suo scopo. Io per combatterlo prego circa 4 ore al giorno, mi sono distaccata dalle chat immergendomi anche nella sana lettura, ma le giuste considerazioni le faccio e non mi lasciano indifferente, vedo e sento tanti fratelli nella sofferenza, mi immedesimo, ne sono toccata indirettamente e direttamente come persona, Dio soffre e chi ne è figlio/a non può rimanerne fuori. So che ci aspettano tempi molto duri di persecuzioni religiose…..cosa fare se non confidare nell’ aiuto di Dio e della nostra Cara Mamma celeste che ci promesso il suo aiuto a patto che la seguiamo. Io sono da sola ma non mi sento sola, non so se è un bene o un male essere soli fisicamente, però è certo che vado avanti usando tutte le forze che ho a mia disposizione……che dire per concludere, il Buon Dio aiuti questa povera umanità corrotta e che venga presto il Suo Regno sulla terra.
Caterina Zabbia
In questo momento molto delicato è ovvio pensare ai vari impegni che avevamo in parrocchia. Il coro era un bel momento di condivisione con tutti i coristi anche dopo una giornata di lavoro a scuola e riunioni varie ci si incontrava per le prove e si tornava a casa contenti. Penso anche ai tanti incontri che stavamo organizzando con la nostra associazione “Amici di Gregorio Fasulo”. Adesso siamo in pausa forzata, siamo in riflessione. La mia giornata è vissuta in maniera totalmente diversa: didattica a distanza, video-chiamate, video-conferenze. Nel contempo nella giornata c’è maggiore tempo per la preghiera, in modo particolare la mattina con la S. Messa con i nostri Sacerdoti che ci fanno sentire vicini alla parrocchia e a Gesù Eucarestia e con gli appuntamenti di TV 2000. Speriamo che passi in fretta e possiamo ritornare a vivere le nostre belle liturgie.
Alberto Mannone
Tutti noi sino a qualche settimana fa, prima che iniziasse questo periodo nuovo della vita, avevamo dei programmi per i giorni che sarebbero venuti, o almeno avevamo delle idee su ciò che speravamo potesse verificarsi, come un incontro, il realizzarsi di una situazione attesa da tempo, qualcosa di nuovo che potesse tenerci vivi, che potesse farci stare bene. L’arrivo del Corona Virus era totalmente inaspettato, ha fermato tutto, insieme alle speranze che nutrivamo nel futuro. Mi sentivo giù di morale e deluso già prima che iniziasse questo periodo, è l’ho iniziato con questo sentimento. Avevo perso il dialogo con Cristo, per qualche motivo avevo scelto di non dargli più quella fiducia che sentivo prima. Un giorno sentii una persona che conosco raccontare un’ aneddoto, che poi ampliò facendone un vero e proprio discorso. Fu in quel momento che mi fermai a riflettere su ciò che aveva detto, bastò poco, pochissimo, e tornai a Credere, tornai ad avere Fiducia. È proprio vero, Dio agisce sempre, non ci lascia mai, e usa qualsiasi mezzo, in qualsiasi luogo, e in qualsiasi momento, per farsi rivedere.
Paradossalmente, in un periodo di chiusura è arrivata la libertà più grande.
Sono felice, sono sereno, perché da allora ogni giorno scelgo di credere, e di avere fiducia. Ho capito che davvero noi non sappiamo nulla, riguardo le cose, ciò che accadrà, e che è totalmente inutile darsi affanno
Ho scoperto la forza e la pace che da il credere che tutto è possibile a Dio, che tutto è scritto e dipende da Lui. Abbandonarsi Fiduciosamente a Cristo è la chiave di tutto, della vita. Significa vivere sapendo che Lui è con noi, che a noi spetta agire, e che se ciò che desideriamo è nel suo disegno, ed è un bene per noi, accadrà, perchè a Lui tutto è possibile.
Angela Zito
La mia vita era già cambiata mesi prima che arrivasse il virus x una brutta malattia.
Con l’arrivo del virus una mattina mi sono ritrovata a casa senza poter uscire per paura del contagio, mi sono ritrovata a casa a fare delle cose che non facevo da tempo, ho riscoperto la preghiera in famiglia con mio marito e mia sorella, ho compreso quanto siamo fragili e tante volte soli. Il silenzio che tanto cercavo l’ho trovato ma adesso è diventato innaturale da sopportare. Sono certa che con la preghiera e l’amore della mia famiglia supereremo tutto.
Elisa Consales
In questo periodo di quarantena forzata ho avuto modo di meditare e constatare che noi poveri mortali siamo spesso spaventati e impauriti da tutto ciò che è ignoto nella nostra vita, e spesso ci aggrappiamo a qualsiasi illusione nella speranza di vedere affievolire le nostre paure. Abbiamo bisogno di essere circondati da tantissime sicurezze come il lavoro, tranquillità materiali, affetti, amore, comprensioni… che ci consentono di dormire sonni tranquilli ma non è così, quelle che sono le nostre certezze di oggi possono divenire le incertezze di domani come si è verificato proprio in questo periodo, ed è un grosso errore pensare di affrontare tutto da soli. Ma c’è Dio che può venirci in aiuto, che è sempre accanto a noi, che ci protegge e ci guida ed aspetta che noi lo invochiamo con la nostra preghiera. Io personalmente sto vivendo questo periodo in assoluta serenità perché sento che Dio e la Madonna sono vicini a me ed a tutti i miei cari e a tutte le persone che mi sono vicine, e vivo anche nella mia solitudine con la consapevolezza che tutto prima o poi finirà presto. Ringrazio P. Carmelo e P. Privat dell’opportunità che ci hanno dato di esprimere il nostro pensiero e ciò che il nostro cuore ci ha suggerito.
Rosalia Scimone
Questa esperienza la sto vivendo da sola senza una carezza né un abbraccio di un familiare, cose a cui prima non davo tanto peso. Adesso per me hanno un valore enorme ma il traguardo lo vedo ancora molto lontano, finchè non si arriverà a un vaccino.
Luigi Sciotto
Mai avrei immaginato che un giorno non avvremmo potuto pregare tutti insieme in chiesa nè potere partecipare alla S. Messa, come pure mai avrei pensato di sentire il bisogno di pregare assieme a mia moglie a casa e partecipare altresi alle messe celebrate in TV. Il coronavirus ci ha cambiato sia il pensiero sia le abitudini. Un impegno per noi del coro, alla ripresa delle attività, di impegnarci maggiormente nel nostro compito di far pregare meglio l’assemblea con l’ ausilio dei nostri canti!
Guido Battiato
Mai avrei immaginato una quaresima ed un periodo pasquale chiuso in casa … vissuto in “digitale” senza quel contatto umano che caratterizza il nostro modo di essere. Mai avrei potuto immaginare di commuovermi e chiedere scusa alla Signora del panificio per avere indossato la ricercatissima mascherina; tanto meno avrei immaginato che questo virus mi avrebbe fatto rinunziare a svolgere le attività volontariato esterne con la Protezione Civile (per proteggere la mia mamma fra qualche mese 93enne) ponendomi in una situazione di forte disagio nei confronti di chi dona con coraggio il tempo prezioso.
Offro il mio disagio e la mia commozione a Nostro Signore e continuo a pregare per tutti coloro che in un modo o in un altro hanno sofferto.
Prego per coloro che donano il loro tempo prezioso per gli altri con tutti i possibili rischi del caso.
Prego per coloro che sono tornati alla Casa del Padre senza il conforto dei loro familiari e senza nessun funerale.
Prego per coloro che hanno perso genitori anziani senza un ultimo abbraccio a causa di questa brutta epidemia.
Chiedo al Padre Celeste di abbracciare la nostra umanità per proteggerci da questo virus e di renderci liberi di vivere apprezzando con saggezza tutto il creato.
Gabriella Sampognaro
In questo tempo affollato di numeri, statistiche, previsioni, raccomandazioni, lacrime e sudori, la vita mi è apparsa innanzi agli occhi nella sua essenza più profonda, si è rivelata svestita da tutte quelle strane idee di onnipotenza che ognuno di noi, chi più chi meno e spesso anche inconsapevolmente, è stato solito farsi , e mi è apparsa davanti senza quella maschera di ovvietà, di scontatezza, del “tanto cosa ci deve succedere”, che in tanti, pur senza volerlo, le avevamo appiccicato addosso con la presunzione di pensare che di lei tanto decidevamo noi.
Fortunatamente ci è sempre qualche amico che mi richiama a porre attenzione all’attimo presente senza dare per scontato il fatto di esserci, ma capita a tutti, me compresa, di vivere talvolta le giornate senza rendermi effettivamente conto che già solo il fatto di esserci rappresenta il miracolo di quella giornata.
La vita in questo tempo si rivela a tutti per quella che è: un dono prezioso e fragilissimo, di cui siamo al massimo custodi, non certo padroni. E lo fa violentemente, ce lo dice senza mezze misure. Basteranno poche ore di isolamento per renderci conto che, pur con tutti i tentativi di prevenzione possibili, la cosa più preziosa che abbiamo non siamo in grado di proteggerla fino in fondo, non siamo capaci di difenderci per davvero in modo definitivo e ci appare chiaro che può esserci strappata da un momento all’altro, senza esclusione di età, razza, nazione, denaro o potere. Siamo tutti possibili vittime e questo fa paura. Credo che sia stata per me la prima volta in cui ho avvertito che l’umanità stavolta era in pericolo, che lo eravamo veramente tutti. I giorni sono un minestrone di sentimenti, sono pieni di speranza, di fiducia, di desideri di fare cose grandi, ma sono anche pieni di nostalgia per ciò che avevamo di più caro della nostra quotidianità, e pieni di paura perchè pensare di non potere dare un abbraccio a chi vorremmo tanto stringere a noi fa paura. E fa paura la malattia, fa paura la mancanza di libertà, a noi che viviamo in una città dove al primo raggio di sole si è già in spiaggia o in campagna. Ma in questo tempo in cui la tentazione di pensare che tutto possa essere divorato dal nulla e che tutto ciò che c’era prima di buono e di vero possa esserci tolto per sempre, la chiesa come una madre ha fatto la differenza. Non avevo mai capito cosa volesse per davvero significare la maternità della chiesa, che cerca i suoi figli sempre, che li richiama docilmente, che propone e coinvolge, che prega per te, sempre e comunque. La chiesa in questo tempo con me ha fatto sempre il primo passo, mi ha fatta sentire accompagnata, sostenuta e protetta, indipendentemente dal quantitativo delle mie preghiere, la chiesa si è imposta come presenza sicura che non vacilla. La chiesa con i suoi sacerdoti, alcuni di loro amici insostituibili, il coro, i ragazzi e le famiglie…. lo stesso Papa è divenuto presenza familiare. La chiesa presente per tutti, in ogni dove, raccontata da amici, parenti e pure da chi non ti saresti aspettato. La chiesa si è fatta madre, ha incarnato visibilmente le parole di Isaia << Sion ha detto
”Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato”. Si dimentica forse una donna del suo bambino? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai >>.
Messa del 21 aprile – testimonianza GRUPPO CATECHISMO
Messa del 22 aprile – testimonianza GRUPPO della CARITÀ
Messa del 23 aprile – testimonianza GRUPPI: MINISTRANTI / LETTORI / MINISTRI STRAORDINARI
Messa del 24 aprile – testimonianza GRUPPO GIOVANI
Messa del 25 aprile – testimonianza GRUPPO CORO