Storia di un fiore nato tra le rovine del Covid.
Nell’anno pastorale appena trascorso (2019/20), il filo conduttore che ha guidato i nostri passi è stata la Christus Vivit di Papa Francesco, esortazione apostolica rivolta a tutti i giovani. Ne abbiamo letto e commentato ogni capitolo, sotto la guida del nostro instancabile padre Privat; ma al sopraggiungere della pandemia, il nostro cammino si è interrotto sul più bello, quando ci mancavano gli ultimi due capitoli, i più intensi e delicati per noi giovani: la vocazione (cap. 8) ed il discernimento (cap. 9).
Abbiamo tentato di andare avanti lo stesso, leggendo il penultimo capitolo del libro e commentandolo insieme via web. Inutile dire che la strada non era percorribile in quel modo. Abbiamo perciò scelto di fermarci, in attesa che passasse la bufera, prima di compiere quel grande passo e parlare del discernimento.
“Il tralcio che porta frutto lo pota, perché fruttifichi di più.” (Gv 15, 2)
Dopo mesi di lock-down, dopo giorni e giorni passati alla scrivania, seduti a studiare davanti ad un PC, o chiusi in casa a cercare di impegnare le giornate, era nato in noi un bisogno nel profondo: un desiderio impellente che, sotto forme diverse, vinceva le residue paure del contagio, che purtroppo tutt’oggi ci portiamo dentro: il desiderio di ricominciare a muoversi, di rimettersi in cammino. Ma verso dove? Verso l’unica meta sicura che, in questo periodo di tempesta e confusione, è sempre rimasta là, fissa, stabile ad indicarci la via da seguire: Cristo Gesù.
Camminare verso Gesù.
È così che è nata l’idea del pellegrinaggio: un’esperienza nuova, avvincente, entusiasmante da condividere. Ed il fatto che ci fossimo fermati sulle soglie di quel nono capitolo è stato provvidenziale: il Papa infatti scrive che “un buon discernimento è un cammino di libertà che porta alla luce la realtà unica di ogni persona che solo Dio conosce” (Cv n. 295).
Le precauzioni sanitarie, però, sconsigliavano di andare lontano; le mete più popolari (Santiago de Compostela, Lourdes, …) erano da escludere. Che fare allora? Dove andare per incontrare Gesù?
Spesso cerchiamo lontano quello che invece è vicino a noi.
Ci siamo messi su Internet, cercando di lasciarci guidare dallo Spirito, nella certezza che “se Lui lo vuole, si farà!”.
Così abbiamo scoperto che anche nella nostra bella Sicilia esistono molti cammini interessanti, intrisi di storia, arte e spiritualità. Su consiglio di padre Privat, ci siamo concentrati sulla “Magna via Francigena”, che da Palermo porta ad Agrigento attraverso trazzere, monti e campagne in 160 km.
Troppo lungo da affrontare. Bisogna essere ben allenati per sperare di coprire simili distanze a piedi. Bisognava trovare una tappa che fosse significativa e non troppo estenuante da raggiungere.
Poi, come l’aurora sorge nelle tenebre e dà forma visibile ad ogni cosa, l’idea informe del pellegrinaggio cominciò a concretizzarsi. In mezzo alle colline siciliane, a metà strada fra S. Cristina Gela e Corleone, sorge l’antico Santuario della Madonna di Tagliavia, luogo di pace e ristoro per i pellegrini in marcia: avevamo trovato la nostra meta!
Seguire Maria per incontrare Gesù.
Un mese di preparativi, entusiasmo, timori e speranze; e per quanto fossimo solo in cinque, abbiamo portato a Tagliavia lo spirito di tutto il gruppo giovani.
È stata per tutti un’esperienza indimenticabile!
Alberto: “è stato un viaggio di cambiamento e di crescita. Sono partito senza pensare a cosa avremmo visto o fatto, ed ho vissuto un’esperienza immensa. Ogni cosa, la più semplice, portava Luce. Terrò con me sempre l’esperienza del Pellegrinaggio al Santuario di Tagliavia; lungo la strada ho portato con me il mio desiderio più profondo, e camminando ho trovato risposte.”
Paolo: “avevo paura di non farcela, ma sentivo di voler rischiare… rischiare per Cristo. Ho affidato tutto nelle mani di Maria, affinché Lei riempisse questa esperienza delle Sue grazie, e così è stato. Ho visto la provvidenza venirci in aiuto più volte, ma quello che porterò per sempre nel cuore è la gioia di quei frati e suore di Maria che ci hanno accolto a Tagliavia. Non dimenticherò mai i loro occhi ed i loro sorrisi.”
Manfredi: “che differenza c’è tra un’escursione e un pellegrinaggio? Beh, se li faccio entrambi allora scoprirò la differenza. Io ho fatto diverse escursioni, questo è stato il mio primo pellegrinaggio. È stato un lungo cammino, a tratti faticoso, sostenuto dalla presenza e dall’amore di Dio. Un momento di spensieratezza e di riflessione, un accrescimento della fede ed un rinnovamento dello spirito.”
Salvo: “i viaggi o i pellegrinaggi ti cambiano, sai come parti ma non sai come tornerai, perché durante il tragitto analizzi, cambi prospettiva, pensieri, metti in discussione tutto. Torni diverso, carico di voglie, speranza e buone intenzioni, anche se la vita ti mette sempre a dura prova e devi imparare ad incassare, a rialzarti e a reagire ai duri colpi che ti tira.”