Ci siamo ritrovati a vivere una Settimana Santa molto particolare in piena emergenza Covid-19. Personalmente per la prima volta nella mia vita non lavoravo da quasi un mese ed il mio stato d’animo era molto segnato, oltre che dalle preoccupazioni personali, anche dalle drammatiche notizie sanitarie, economiche e sociali provenienti da tutta Italia e dal mondo intero.
Quindi con i nostri Sacerdoti abbiamo dovuto organizzare e vivere le più importanti funzioni religiose del nostro Anno Liturgico senza la comunità parrocchiale e con uno stato d’animo particolare.
Devo confessarvi che il Giovedì Santo quando ho dovuto chiudere le porte della Chiesa, chiedendo ai tre fedeli presenti di uscire perché dovevamo iniziare la funzione in Cena Domini, mi sono ritrovato a piangere insieme ad una ns parrocchiana mentre la accompagnavo verso la porta.
Nel momento in cui però è iniziata la celebrazione, guardando la Chiesa deserta, mi sono reso conto che il vuoto che i miei sensi percepivano veniva cancellato dalla certezza del mio cuore che, attraverso la fede, avvertiva come la ns Chiesa fosse in quel momento gremita da uomini e donne che in comunione spirituale pregavano all’unisono con noi.
Incrociando lo sguardo con Don Carmelo e Don Privat, con i quali nei giorni precedenti ci eravamo quotidianamente confrontati sulla particolarità del momento vissuto, ho capito che anche loro, così come Papa Francesco qualche giorno prima in piazza San Pietro durante la Preghiera Universale, avevano al mia stessa certezza.
Da quel momento il servizio svolto durante le celebrazioni del Triduo Pasquale l’ho vissuto con questa consapevolezza che, alimentata dalla preghiera, mi ha donato una grande serenità interiore che ho cercato di trasmettere anche ai miei cari, alle sorelle ed ai fratelli tutti.
Le sensazioni di difficoltà e di “solitudine comunitaria” che prima provavo erano svanite e questo tempo vissuto aveva preso un altro significato, quello dell’opportunità che il Signore mi stava donando affinché la mia fede potesse continuare a crescere.
Il silenzio irreale della Chiesa vuota si era tramutato in un richiamo forte alla vera essenza della vita che, spogliata in questi giorni da tanti “rumori superflui”, mi metteva davanti all’evidenza di cosa fosse indispensabile per potere vivere una pienezza di vita: la fede nella Croce di Cristo. Inoltre, un canto intonato all’inizio della celebrazione mi faceva tornare alla mente il comandamento che Cristo, poco tempo prima di essere arrestato e crocifisso, lasciava ai suoi discepoli: (GV 15, 16-17) “Non voi avete scelto me ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto ed il vostro frutto rimanga. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”.
Alla luce di questa parola e delle riflessioni donate dai ns Sacerdoti durante le omelie, capivo che il Signore aveva scelto noi a vivere questo tempo e ci chiamava a portare frutto anche durante questi giorni particolari.
L’augurio è quello di poter continuare a guardare tutti i giorni della mia vita con gli stessi occhi colmi di fede capaci di discernimento spirituale con i quali mi ero reso conto come la Chiesa fosse piena di uomini e donne e non tristemente vuota come uno sguardo superficiale poteva far apparire.
Pasqua 2020
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