Il ruolo del ministrante al tempo del Coronavirus
In un periodo triste, caratterizzato da decessi e contagi da coronavirus, quest’anno si celebra la Pasqua.
Pasqua, per me che sono ministrante da oltre un decennio, forse il periodo più ricco ed intenso caratterizzato, ogni anno, da prove e funzioni giornaliere; ma quest’anno no ….. tutto tace finché sabato, già sera, mentre mi chiedo se collegarmi su facebook per la funzione parrocchiale o sulla rai per la veglia presieduta dal Papa, squilla il mio cellulare: é don Privat che mi chiede “cosa fai questa sera ?”; gli rispondo: “mi prendi in giro cosa vuoi che faccia”, lui mi incalza chiedendomi di partecipare alla veglia come ministrante “abbiamo bisogno di un ministrante che ci collabori, che fai vieni ?”.
L’emozione mi assale, certo che vado, come faccio a non accettare un invito così bello ed importante che mi consenta di effettuare il servizio all’altare ed interrompere il personale digiuno dall’Eucaristia.
Quindi mi preparo, avviso i compagni del gruppo ed arrivo in parrocchia: in principio la tristezza nel vedere la Chiesa vuota ha il sopravvento sull’emozione ma poi, fissato il Cristo che risorgerà a breve, mi convinco che si, forse sono in quel luogo un po’ per caso, ma, comunque, rappresento un gruppo storico, un ‘assemblea sempre ricca e stracolma di fedeli attenti, quindi devo dare il massimo anche davanti ad una minuscola telecamera perché Cristo, nel momento della Resurrezione, mi ha voluto vicino a sé e questa é stata una “chiamata” a tutti gli effetti che mi ha fatto capire, spero sia così per tutti, che il Signore non dimentica mai nessuno di noi; soprattutto nei momenti più tristi Lui si ricorda anche del più piccolo dei suoi servitori.
E con questa sensazione di fede rinnovata, in piena notte, ritorno a casa facendo memoria di quella che sarà la più bella veglia pasquale cui ho preso parte.
Maurizio
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